La storia, ci viene insegnato a scuola, è un susseguirsi di corsi e ricorsi: eventi che si ripetono nel tempo e di cui, sorprendentemente, l’umanità sembra non fare mai tesoro, incappando spesso negli stessi errori.
Il periodo storico che più richiama l’attuale situazione, dominata da disparità economiche, oligarchie e il crescente controllo di una ristretta élite sulle masse, è probabilmente quello della “Gilded Age” l’età dell’oro negli Stati Uniti, alla fine del XIX secolo. Questo periodo, che si estende circa dal 1870 ai primi anni del 1900, fu segnato da profonde disuguaglianze: enormi concentrazioni di ricchezza e potere si accumularono nelle mani di pochi industriali e finanzieri, mentre le classi lavoratrici si trovavano sempre più alienate e marginalizzate.
Il secondo governo di Donald Trump, insediatosi in queste ore, è caratterizzato dalla presenza di numerosi miliardari, segnando un record storico per gli Stati Uniti.
Ecco alcuni dei principali membri del gabinetto, con i rispettivi ruoli e una sintesi dei loro profili e patrimoni:
• Elon Musk: Nominato Segretario alla Revisione della Spesa, Musk è l’uomo più ricco del mondo, con una fortuna che ha superato i 400 miliardi di dollari, da solo supera la somma del PIL del suo paese di origine, il Sudafrica che arriva appena 373 miliardi di dollari. Fondatore e CEO di aziende come Tesla e SpaceX, la sua nomina riflette l’intenzione di Trump di coinvolgere figure di spicco del settore tecnologico nel governo.
• Scott Bessent: Designato Segretario al Tesoro, Bessent è il fondatore del fondo di investimento Key Square e ha collaborato strettamente con George Soros durante la crisi della sterlina. La sua esperienza nel settore finanziario è vista come un asset per la gestione economica del paese.
• Howard Lutnick: Nominato Segretario al Commercio, Lutnick è un banchiere con un patrimonio stimato di circa 2 miliardi di dollari. La sua esperienza nel settore finanziario è considerata fondamentale per le politiche commerciali dell’amministrazione.
• Linda McMahon: Scelta come Segretaria all’Educazione, McMahon ha costruito una fortuna di circa 2,6 miliardi di dollari grazie alla World Wrestling Entertainment (WWE). La sua nomina indica un approccio imprenditoriale alla gestione del sistema educativo.
• Doug Burgum: Nominato Segretario agli Interni, Burgum è l’ex governatore del Dakota del Nord, con una fortuna che supera gli 1,1 miliardi di dollari. La sua esperienza politica e imprenditoriale è vista come un vantaggio per la gestione delle risorse interne del paese.
• Vivek Ramaswamy: Incaricato del Dipartimento di Efficacia Governativa, Ramaswamy ha costruito una fortuna nel settore della biotecnologia, con un patrimonio stimato intorno al miliardo di dollari. La sua nomina riflette l’intenzione di Trump di snellire la burocrazia governativa.
• Chris Wright: Nominato Segretario all’Energia, Wright ha un patrimonio stimato di 171 milioni di dollari. La sua esperienza nel settore energetico è considerata fondamentale per le politiche energetiche dell’amministrazione.
• Robert F. Kennedy Jr.: Nominato Segretario alla Salute, Kennedy è noto per le sue posizioni controverse in materia di vaccini. La sua nomina ha suscitato dibattiti riguardo alle future politiche sanitarie dell’amministrazione.
Il ritorno dei “robber barons”?
Questa particolare composizione del gabinetto pone una domanda cruciale: può un governo formato in larga misura da individui appartenenti all’élite economica davvero mantenere le promesse di Trump di migliorare la condizione della classe lavoratrice? La presenza di così tanti miliardari e figure legate agli ambienti finanziari alimenta il timore che le politiche adottate possano finire per privilegiare i loro interessi personali e quelli delle grandi imprese, piuttosto che rispondere alle necessità delle fasce più vulnerabili della popolazione. Questo scenario richiama alla memoria periodi storici come l’epoca dei “robber barons”, quando potenti industriali e finanzieri consolidarono il proprio dominio economico e politico, spesso a scapito dell’equità sociale e della giustizia economica, aumentando le disuguaglianze e fomentando corruzione sistemica.
Una montagna di soldi in arrivo nelle casse della coppia presidenziale
Poco prima del suo insediamento per il secondo mandato presidenziale, Donald Trump ha lanciato una criptovaluta denominata $TRUMP, ospitata sulla piattaforma blockchain Solana. L’offerta iniziale ha visto l’emissione di un miliardo di token, con 200 milioni resi disponibili al pubblico e 800 milioni detenuti da due società di proprietà di Trump.
Da aprile il presidente potrà iniziare a incassare parte di un tesoro che, stando alle quotazioni correnti, vale virtualmente 32 miliardi di dollari
Stiamo davvero per rivivere nuovamente, un secolo dopo, l’età dell’oro?
Durante la Gilded Age, figure come Rockefeller, Carnegie e Vanderbilt controllavano settori strategici come il petrolio, l’acciaio e i trasporti, accumulando fortune inimmaginabili mentre la maggior parte della popolazione viveva in povertà o con redditi appena sufficienti. Una situazione simile si riscontra oggi, con l’1% della popolazione globale che detiene quasi la metà delle ricchezze mondiali, mentre la maggioranza vive con redditi bassissimi.
Influenza politica delle élite
I magnati dell’epoca esercitavano un controllo quasi totale sul Congresso e sulle istituzioni attraverso finanziamenti e pressioni. Anche oggi si assiste a una crescente influenza delle grandi imprese e dei miliardari sulla politica, grazie al lobbying, alle donazioni elettorali e al controllo dei media.
Populismo e polarizzazione sociale
La Gilded Age vide anche l’emergere di movimenti populisti e socialisti, che si opponevano al potere degli oligarchi e chiedevano giustizia sociale. Allo stesso modo, oggi assistiamo a un’ondata di populismo, alimentata dalla rabbia contro le élite e dalla percezione di un sistema economico che favorisce pochi a scapito di molti.
Condizioni di lavoro e sfruttamento
Durante la Gilded Age, la classe operaia si spezzava la schiena con orari disumani, stipendi da fame e condizioni di lavoro che oggi farebbero impallidire persino le peggiori recensioni su LinkedIn. Tutto questo, ovviamente, per ingrassare le élite industriali dell’epoca. Oggi le cose sono cambiate… ma non troppo: il precariato, l’automazione e la gig economy hanno solo aggiornato il manuale dello sfruttamento, colpendo con precisione chirurgica i giovani e le fasce più fragili della società.
Per amore di completezza storica, potremmo addirittura retrocedere fino all’Antica Roma dell’età tardo-repubblicana, cercando similitudini tra quel periodo e l’epoca che stiamo attraversando oggi. Certo, non c’erano i giornali nell’antica Roma, né TikTok per diffondere le lamentele dei proletari del tempo, e la circolazione delle idee era più lenta delle diligenze. Però, se guardiamo a come è andata a finire per Roma – con dittature, declino e, infine, un tracollo definitivo – forse non è proprio il paragone più rassicurante per il nostro futuro. Ma ehi, almeno allora avevano il pane e i giochi del circo: oggi ci accontentiamo di un like su Instagram.